Matera

Una cartolina da… Matera

Matera porta i segni inconfondibili della storia e della preistoria. Si pensa che sia stato il rifugio delle popolazioni fuggiasche di Metaponto e di Eraclea sin dall’epoca delle guerre puniche. Il suo nome quindi sarebbe derivato dalla fusione delle iniziali delle citate località  (Met-Era). Altra derivazione etimologica potrebbe essere€œMata€, ipotesi assai più comune, che significa €œcumulo di rocce€. I primitivi insediamenti umani, scelsero lo sperone della Civita a naturale conformazione difensiva.

La città , secondo alcuni, come parte dell’Apulia, sarebbe stata edificata da Metello (console romano) nel 251 a.C., chiamandola Matheola. Nel medioevo la Civita fu dotata di mura mentre l’esigenza di luoghi di culto, alimentata dalla presenza di comunità  monastiche, ਠtestimoniata dal proliferare di ambienti rupestri come à©remi, cappelle di casali, chiese e santuari, monasteri e laure (organizzazione monastica di tipo orientale, i cui membri si riunivano in chiesa per pregare e abitavano nelle vicine grotte).La successione dei dominatori perdurò sino all’epoca federiciana. In seguito Matera si liberò dei feudatari e fu assegnata al patrimonio regio restandovi fino al 1497 quandopassò, per investitura di Ferdinando d’Aragona, al conte Giovanni Carlo Tramontano che, però, pagò col sangue la sua crudeltà  verso i contadini, durante una sommossa popolare: era il 29 Dicembre 1514. Matera fu capoluogo di Regione dal 1663 al 1806, quando Giuseppe Bonaparte trasferì la competenza prestigiosa alla città  di Potenza. E’ sede arcivescovile e vanta l’importante Cattedrale del XIII sec. nonchà© le antiche chiese di S. Domenico, S. Giovanni Battista, S. Francesco d’Assisi, Santa Chiara ed altre, tutte di pregevole fattura, negli stili delle epoche cui si riferiscono. E’ capoluogo di provincia dal 1926.

Matera stupisce per l’eccezionalità  della sua offerta di storia, di arte, di cultura e di sapienza popolare. In questa straordinaria città  à¨ possibile ricostruire la vita stessa dell’uomo, dall’età  della pietra ai nostri giorni, come testimoniano i villaggi trincerati dell’altopiano murgico e il ricco materiale archeologico conservato nel Museo Nazionale €œD.Ridola€. E’ la città  dei €œSassi€, i suoi antichi rioni dal fascino arcaico, esempio di struttura urbana unica al mondo, dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità . E’ la città  delle cento e più chiese rupestri, molte delle quali mostrano ancora suggestivi affreschi di ispirazione latina e bizantina, frutto di un’arte religiosa che trovò la propria forza nel misticismo dei monaci romiti.

Quei sorbetti di una volta.

Una nevaia in casa. Molte delle abitazioni dei Sassi disponevano di uno spazio, di una grotta, di una cisternaper laconservazione della neve. Ben ammassata e coperta di foglie o paglia, diventava la scorta di freddo per conservare e migliorare gli alimenti. Non erano ancora maturi i tempi dei comuni frigoriferi pertanto si utilizzavano con grande parsimonia le risorse naturali. Ma la cultura del freddo si perde nei secoli . Si racconta di Alessandro Magno che durante il suo viaggio verso l’India gustasse miele e spezie impastate con neve che si faceva portare da veloci corrieri. Le bevande ghiacciate erano note agli Arabi e ai Turchi che con il termine sorbetto indicavano una bibita fresca. Riserve di ghiaccio nei secoli scorsi furono il Vesuvio e l’Etna. Ma una vera alchimia fu rappresentata dalla scoperta selle qualità  del sale che a contatto con il ghiaccio favoriva l’ulteriore abbattimento della temperatura che consentiva il congelamento di soluzioni acquose e zuccherate. Da qui l’invenzione del gelato, diventato quindi l’espressione più nobile ed evoluta della neve trasformata. La paternità  del gelato si attribuisce al siciliano Procope che, emigrato a Parigi nel 1689, avviò una caffetteria con la novità  del gelato. La tecnica per la produzione del gelato si affina nei secoli. Il ghiaccio, sottoposto ad azioni meccaniche, riusciva ad elaborare sorbetti, ghiaccioli, granite, semifreddi, torte gelato.

Anche Matera vanta una tradizione di artigiani gelatai.

E’ intorno alla fine dell’Ottocento che cominciava la produzione artigianale di creme e sorbetti. Erano i tempi del mitico caffਠbianco, del cioccolato, della crema bianca. La foto storica riproduce una Piazza Sedile inedita, viva, sede di caffetterie dedite alla produzione di gelati Gli strumenti erano il bancone della neve, di forma rettangolare, le mastelle in legno, ciascuna destinata ad ogni sorbetteria, catinelle in rame stagnato per la gelatura dei liquidi, la macchina da gelare. La produzione del gelato a Matera conserva, ancora oggi, la sua connotazione artigianale.